By Tabasio - Nomi di luogo nelle montagne del Canton Ticino e del Grigioni italiano (Svizzera). HOMEPAGE PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO DEL DIALETTO DELL'ALTA LEVENTINA Trova subito una località: Map.geo.admin.ch - EcoGis (Admin.ch, con SwissNames) - Mapplus Google Maps CH - Map.search CH A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V W X Y Z I NOMI DI LUOGO PIÙ RICORRENTI NELLE REGIONI DI MONTAGNA E IL LORO SIGNIFICATO Chi ama le escursioni in montagna e sfoglia le cartine 1:25'000 del Ticino e del Grigioni italiano si imbatte in un gran numero di microtoponimi, parte in dialetto (non sempre trascritto in modo impeccabile), parte italianizzati (in modo a volte fantasioso). Tutti avevano certamente un significato, ma per molti questo si è perso nella notte dei tempi ed è difficilmente ricostruibile. Altri lo hanno tuttora, ma anche a chi parla dialetto esso rimane oscuro, soprattutto alle generazioni più giovani, perché questi toponimi si richiamano a parole dialettali che ormai non si usano quasi più. In questa pagina ne menziono un certo numero, per lo più quelli di cui ho una spiegazione o ipotesi di spiegazione. Alcuni, italianizzati, li ho messi anche nel vocabolario alfabetico, per altri ho fatto ricorso al mio PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO DEL DIALETTO DELL'ALTA LEVENTINA, al quale si potrà far capo per maggiori ragguagli, anche bibliografici. In questa pagina ho privilegiato, per l'ordine alfabetico delle singole voci, i toponimi italianizzati, anche perché le versioni dialettali possono essere parecchie (ne ho indicato alcune, specialmente leventinesi, ma senza pretese di completezza (rimando al corposo Lessico dialettale della Svizzera italiana LSI). Ricordo che molti toponimi odierni si trovano già nei documenti del Duecento o del Trecento e che fanno dunque eventualmente riferimento a costruzioni che oggi non esistono più o a conformazioni del terreno che sono magari completamente cambiate (boschi al posto di prati, terreni ripuliti o trasformati, frane, ecc.). Ricordo anche che pochissime montagne avevano un nome prima che i cartografi dell'Ottocento glielo inventassero, a volte di sana pianta, a volte ricorrendo a indicazioni di informatori locali (spesso diverse da un villaggio all'altro). I nomi indicati sulle cartine fanno per lo più riferimento a nomi di alpi, boschi ecc. che si trovano sulle pendici di queste montagne. Per una bibliografia essenziale sui toponimi ticinesi scendi in fondo alla pagina. ****************************************************************************************************************************************************************** SUFFISSI -asco, -asca - Suffisso di origine
ligure, ma non sempre, ha fatto notare Ottavio Lurati. "Nell'antica
lingua ligure il suffisso segnalava la presenza di un corso d'acqua",
indica Wikipedia. Secondo il curatore del sito Velva.org "il significato del suffisso ligure -asca/-asco è abbastanza controverso.
-engo - Suffisso di origine germanica, ma non sempre, rammenta Ottavio Lurati. "Fra i toponimi di origine germ. con suffisso in -engo (-ingen), solo quelli nel Ticino meridionale (Sorengo, Barbengo) avrebbero una derivazione longobarda, mentre le piccole località più periferiche dell'alta Leventina (come Mairengo e Lurengo), testimonierebbero un'influenza nordalpina", si legge sul Dizionario storico della Svizzera. Si tratta di stabilire in tal caso a che epoca risalgano, essendo in ogni caso anteriori all'inizio della dominazione urana nel Quattrocento. Se il suffisso è di origine germanica anche le radici dei nomi in -engo hanno verosimilmente etimo germanico, o eventualmente un'origine precedente, ma non latina (non riesco a "decifrarne" nemmeno uno!), salvo qualche eventuale eccezione (Lurati interpreta Mairengo come "terreno magro": "In Lombardia" cit. p. 94). Il suffisso germanico -ing(en), e dunque anche -engo, indicherebbe generalmente un rapporto di appartenenza, con riferimento a una persona o a una località ecc. proprietarie del luogo, indicati nella radice (-> de.Wikipedia). Per approfondire la questione v. anche: PDF I toponimi in :engo dell'Alta Italia. TOPONIMI Aldan, Audan - Ontani, bosco di ontani. Ontano è in dial. àldan, in alta Leventina àudan (da cui il toponimo Audan presso Ambrì). Accento tonico sulla A iniziale, n normale (non velare come in bon, pian ecc.). V. anche Alned. Alned, Alnedo - Bosco di ontani: ontano bianco = Alnus incana (it.wikipedia - foto Google, ontano nero = Alnus glutinosa (it.wikipedia - foto Google). In dialetto c'è alna, in Leventina àuna (plur. àuni), che non ho mai sentito usare ma è riportato dal Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana (VSI) ed è all'origine di toponimi come Aunét (Prato) e Aunìt tra il ponte di Dalpe e Valascia. V. anche Aldan. Alpe - Alpe, alpeggio. In Ticino alpe è quasi sempre termine maschile, come maschile è il dialetto alp, èlp. Ara - Toponimo che gli specialisti fanno derivare dal latino hara e che secondo i dizionari significa "porcile" e anche "recinto per le oche" ma che Ottavio Lurati traduce in modo più generico "stalla per animali" (idem VSI e REW, 4039). Derivati di ara dovrebbero essere, per agglutinazione, Pian Dara (Roveredo GR), come pure Nara (Alpe di Nara, Bassa di Nara, Pian Nara, Pizzo di Nara) e Narèt (Lago, Pizzo e Passo del Narèt), da quasi tutti pronunciato erroneamente Nàret. Il primo agglutina in una sola parola "d'ara", gli altri due "in ara" e "in arèt". Derivato: Arla (dal diminutivo harula = porcile, REW 4063). Balma (plur. dial. Balm) - Il termine indica una parete rocciosa sporgente ed è riportato anche dai dizionari. Dice il Treccani: "balma s. f. [voce di sostrato ligure]. – Roccia sporgente e, per estens., grotta. È termine diffuso nella toponomastica (Catalogna, Francia: baume; Germania merid., Svizzera francese e tedesca: balm); in Italia s’incontra in Piemonte e nelle Prealpi Lombarde (barma), oltre che nel Canton Ticino." Bar, Barch - Barco, ricovero per il bestiame sull'alpe, sia recinto sia costruzione. In genere edificio-tettoia aperto su uno o più lati. Nell'alta Leventina si dice perlopiù barc. Da baron = bar grande (alpe sul versante verzaschese) dovrebbe derivare il nome del Pizzo Barone (2864 m), nel massiccio del Campo Tencia tra Verzasca e Leventina. Secondo Lurati, il termine prelatino è "geneticamente parente di parco", nel senso di recinto, zona cintata. Bedolina, Bedrina - Bosco di betulle. Da bédola, bédra = betulla: Betula alba (it.wikipedia - foto Google), Betula pendula (foto Google). Altri derivati: Bedolasca (Capriasca), Bedolé (Soazza, Buseno), Bedolée (Cavergno), Bedoledo (Isorno), Bedree (Magadino), Bedretto, che in dialetto locale si dice però Bidré, il che mi ha fatto ipotizzare, a dispetto di tutte le documentazioni latine medievali, una eventuale derivazione da bidra = donnola nel mio PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO DEL DIALETTO DELL'ALTA LEVENTINA -> v. lettera B, alla voce Büdré, Bidré. Faccio notare che il bosco indicato come Bedrina in territorio di Dalpe e Prato Leventina è in realtà un bosco di conifere, salvo la sua estremità orientale, nei pressi della palude, che è effettivamente un bosco di betulle. Verosimilmente in origine si diceva "bòsc' (det) bedrina", nel senso di "bosco vicino alla bedrina", poi, col tempo è rimasto solo "bedrina". Bò - In dialetto bò indicava un tempo spesso il toro, più che il bue. Rimasto in toponimi come Valletta di Bò (Arbedo-Castione), Pian di Bo (it. Piano dei Buoi), Bassa della Fontana del Bò (Quinto), Senda del Bò (Biasca), forse anche Ferabò (Brissago). Bolla - Palude, acquitrino. Dialetto: bóla, plur. bol. Ricorre in parecchi toponimi ticinesi. Il più noto: le Bolle di Magadino, dove il fiume Ticino entra nel Lago Maggiore. Bosco sacro - Bosco protettore: bosco sopra un abitato, che lo protegge da scoscendimenti e valanghe ed è quindi a sua volta protetto da tagli indiscriminati. Il termine compare in Ticino all'inizio dell'Ottocento, dopo la nascita del nuovo cantone. In Map.geo.admin.ch ho trovato un solo Bosco sacro sopra Brontallo (Vallemaggia). Un amico mi segnala il Bosco sacro (di maggiociondolo alpino) di Mergugno, sopra Brissago, in zona Pislone. Più info su questo termine alla stessa voce nel dizionario alfabetico -> B. V. anche Faura e Gaggio. Brescian, Bresciana - Intriganti toponimi, il primo nella regione di Piora (Leventina), il secondo il quella dell'Adula (Blenio). I linguisti che se ne sono occupati hanno escluso un qualsiasi rapporto con abitanti di Brescia, che in dialetto (vecchio) dovrebbero essere Bressan. In mancanza di meglio suggerirei una derivazione da brèsc = braccio, in rapporto con antichi "bracci" di ghiacciaio ("lingua glaciale") o nevaio che sarebbero potuti arrivare nelle immediate vicinanze dell'attuale Alpe Bresciana (da cui hanno verosimilmente preso il nome la Cima di Bresciana e il Vadrecc di Bresciana) o ai bordi del lago di Cadagno. La cosa sembra oggi inverosimile, ma basta leggere i resoconti dei viaggiatori di fine Settecento per rendersi conto di quanta neve rimanesse anche in piena estate nell'alto Ticino dove oggi parrebbe inimmaginabile. La stessa spiegazione potrebbe valere per Sceng Bresciadia in territorio di Biasca. Sembra per contro del tutto esclusa per Bresciano (Chiasso), Brescia (Ligornetto), Bresciazina (Claro) e anche Bresciadiga (Mergoscia). Il nome della città di Brescia viene fatto peraltro risalire al celtico *brik,*brig (sommità, colle, altura) (-> Wikipedia). Brusada, Brusata e simili - Indicano un luogo, porzione di bosco in particolare, bruciato da un incendio (dal dialetto brüsà, brüsè = bruciare). Büi - Fontana. Termine dialettale (tuttora corrente in Leventina) usato per qualsiasi fontana, ma più in particolare per quella scavata in un pezzo di tronco d'albero (quella di sasso è chiamata bron secondo gli specialisti dei dialetti, ma io ho sempre sentito usare solo büi). Su Map.geo.admin.ch si trovano un paio di Büi e anche un poco probabile Büion in cima alla Val Pontirone, ai piedi dell'altrettanto improbabile (col senno di oggi) Senda del Bò. Ci sono anche una Valle di Büi (Airolo) e una Val di Büi (Brusio). Il toponimo Fontana (v.), a meno che non sia molto recente, indica una sorgente. Buzza - Alluvione, inondazione; scoscendimento, smottamento dovuto alla forte pioggia; fiume in piena. La Buzza di Biasca del 1515 è ancora ricordata dal toponimo dialettale Büza di Biasca. Büza (Buzza) è anche toponimo dalpese, tra Campian e Vidresc' (Vidresco). Sul pendio di fronte alle stalle c'è ogni tanto qualche piccolo smottamento in caso di forti piogge. Calcestro - Dolomia saccaroide o roccia di apparenza simile. Il "calcestro" (dial. leventinese "caucestru") è una roccia biancastra e friabile, un tempo usata per fare calce, molto diffusa in particolare nella regione tra il Passo Campolungo e la Val Piumogna, come pure nelle regioni di Piora (Pizzo Colombe) e del Pizzo Molare. In Leventina figurano sulle carte Calcestro in Val Bedretto e il Ri dei Calcestri in Val Piora, mentre altri toponimi per lo più al plurale - dial. Caucistri - non riportati. Alcune mie foto: Caucistri, Passo Campolungo. Campestro - Vigna in piano, in contrapposizione alla vigna a terrazze (E. Ghirlanda, La terminologia viticola nei dialetti della Svizzera); vigna in piano, campo lasciato appratire (Lessico della Svizzera italiana LSI), citati in Claudio Filipponi Toponimi e vigna. La definizione mi pare però poco corrispondere al Campestro , situtato in un luogo impervio sopra Mezzovico, a oltre 1000 metri di quota. Campì - Ripiano del pendio terrazzato (LSI), piccolo campo sostenuto da un muro su un pendio. Termine dialettale (con varianti) un tempo usato in valle di Blenio, nella regione di Biasca e in Leventina, rimasto in alcuni toponimi: es. Campì presso Campo Blenio, Campì tra Campello e Carì (Faido). Stesso senso, oltre che di semplice "campetto", ha verosimilmente Campel, con il plurale Campei o it. Campelli, toponimo indicante piccoli campi su pendii, che si trova anche in altre zone del Ticino e nel Grigioni italiano. Campo - Il toponimo, con i suoi derivati, si trova spesso in zone di alta montagna, anche sopra i 2000 metri di quota. In questi casi, più che un improbabile campo coltivato, sembra indicare una zona di pascolo relativamente piana (in latino, campus significa anche campagna, pianura, superficie piana). Esempi: Campo (Iragna), Campo Fugarescio, in Val Piumogna (Dalpe), Campo Solario (Olivone), Alpe Campolungo (Prato Leventina). Innumerevoli i derivati: Campaccio, Campadello, Campagna, Campei, Campello, Campì (v.), Campiano, Campioi, Campione, Campioni, Campiroi ecc. Quanto a Campo Tencia, si tratta di una invenzione cartografica del 1858, ottenuta mettendo insieme i nomi di due alpi attigui sul versante valmaggese, Campo e Tencia, oggi riuniti nell'Alpe Campo Tencia. Fatta questa premessa, sembra poco probabile una fratellanza etimologica con la Peppa tencia (= tinta, sporca), e più verosimile una derivazione da "attegia" (= cascina, capanna), come per il villaggio leventinese di Tengia (in una pergamena del 1328 si parla peraltro di un "Pizium de Tengia"). Maggiori info e considerazioni al riguardo nel mio PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO DEL DIALETTO DELL'ALTA LEVENTINA alle voci Téija e Téisc (-> T). Una derivazione da campo potrebbero avere toponimi in Ca- come Cadonigo (= Campus dominicus = del signore, dial. Cadóni = Camp doni < domini?) e Cadlimo (dial. Cadlim = camp d'limat < limes = limite, confine?), eventualmente Cadagno (dial. Cadègn < ?); anche Carì come "campo del rio" (dial. ri) avrebbe un senso, ma non so se sia accettabile dal punto di vista dello sviluppo fonetico. Camoghè - Il nome di queste due cime, una nella Val Piora, l'altra nel Bellinzonese, viene verosimilmente da camox = camoscio, o piuttosto dal suo derivato camucariu, come la parola dialettale camoghè = sparviere, secondo Dario Petrini: camoghè = luogo dove vivono i camosci, rapace che vive dove vivono i camosci. Canà, Canaa, Canè - Canale. Il toponimo potrebbe fare riferimento a un canale naturale (v. anche Canariscio) o artificiale, come quello, recentemente restaurato, che parte da Canà sopra Fusio (-> Apav; "Azione"), da cui anche Pizzo Canà, nel massiccio del Campo Tencia. Canariscio - Valletta ripida, solco causato dall'erosione, "canaletto", in montagna. Dialetto: canarisc. Airolo: c'anarisc. Diminutivo: Canariscetto (Campello, Leventina). Cangello - Il toponimo, attestato in Verzasca e Valmaggia con le varianti dialettali Cangel, Cangell, Cansgell, plur. Cansgei, diminutivo Cangelitt, sembra indicare un antico recinto per il bestiame (senso rimasto nei dialetti locali, dice il VSI). Dal latino cancellus, usato spec. al plurale: cancelli = cancello, grata, graticcio, barriere, oltre che limiti, confini. Secondo il VSI ci sarebbe anche l'influsso del longobardo gahagi = luogo, bosco recintato (v. alla voce Gaggio). Nelle sue varianti leventinesi (chiijél, cüijel, c'üijel, c'üjel ecc.) il termine significa letamaio. Non so se il Chingéi sopra Osco abbia questo significato. Canva - Cantina. In italiano ci sono cànova e càneva, dal tardo latino canaba. In Leventina chèuna, c'èuna ecc. indicano nei villaggi qualsiasi cantina, sull'alpe l'edificio dove si conserva latte e formaggio. Derivati: Canvascia (Lugano-Pregassona), Canvasgia (Biasca). Cassina - Cascina. In Ticino, in montagna perlomeno, il termine è usato in un senso che si avvicina a quello dell'italiano "baita": "costruzione in pietra e legno tipica delle regioni alpine, usata come dimora permanente o come ricovero stagionale durante l’alpeggio, o anche, riadattata, come casa di villeggiatura in montagna" (De Mauro). In generale si tratta di una costruzione isolata o situata su un "monte" o "maggengo" (insediamento tra il villaggio e l'alpeggio ->Wikipedia), comprendente un alloggio rudimentale (prima di eventuali ristrutturazioni, s'intende), eventualmente una stalla a pian terreno e un fienile. Sull'alpeggio la cascina comprende l'alloggio dei pastori e del casaro, come pure il locale per la fabbricazione del formaggio. Nel basso Ticino la cascina sembra essere piuttosto un fienile. Plur. Cassin, che dovrebbe pronunciarsi cassinn, ma è pronunciato con la n velare, come fosse un singolare maschile. Italianizzato in Cassine. Castello - Può esserci a volte di mezzo un castello, o i suoi resti, o semplicemente la memoria di costruzioni medievali ormai scomparse. Il toponimo indica però spesso luoghi in altura e anche in alta montagna: v. Castello in territorio di Airolo, Castello in territorio di Cavergno o Castello sopra Iragna. A volte si tratta di cime, altre volte di conformazioni particolari che potrebbero con un po' di fantasia ricordare un castello o una fortezza, altre volte il riferimento non è chiaro. Forse un indizio per altre interpretazioni: per il latino castellum ho trovato sui dizionari anche i sensi di rifugio e riparo, come pure di fattoria o villaggio situato in posizione elevata o in montagna. In dialetto castèl (o castél) può avere diversi significati, in particolare quello di impalcature di vario tipo. In alta Leventina castél è anche la catasta di legna per il falò. Fra i derivati figurano Caslasc, Caslett, Casletto, Caslitt, Caslon, Casloi. Cioss, Ciossa - Prato, appezzamento recintato. Rimasto in diversi toponimi. Dial. ciòs, ciòssa. Dal latino clausum, luogo chiuso, recintato. Il recinto - la staccionata di legno, più raramente il muro a secco - è detto ciossena, ciussena, ciüssena in Leventina. Cò - Capo, fondo, estremità. Codelagh è il termine dialettale per Capoloago. Codevilla indica nei vecchi documenti medievali l'estremità del villaggio. Nel linguaggio corrente: in cò = in fondo. Cogn, Cogni - Cogn in dialetto significa cuneo. Il toponimo è stato associato a particolari conformazioni del terreno a forma di cuneo (idem per la città piemontese di Cuneo -> Wikipedia). In alcuni casi questa spiegazione immediata convince, ma in altri no, mi pare scorrendo i vari Cogn sulle cartine di Map.geo.admin.ch (in maggioranza pendii montani e boschi fuori mano, ma anche qualche terreno pianeggiante). In alcuni luoghi Cogn è stato italianizzato in Cogni (Dalpe, Iragna) e questo plurale penso si applichi ad altri Cogn, modificando completamente l'interpretazione: come i "cogn" di formaggio tagliati dalla forma, i cogn in questione potrebbero essere fette, porzioni di un insieme che è stato ripartito, per esempio un pascolo, "madée" (v.) o bosco pubblico dato a noleggio o usufrutto a privati (i "vicini" delle antiche comunità valligiane) in diverse porzioni. A farmi avanzare questa ipotesi sono le considerazioni di Ottavio Lurati a proposito del toponimo valmaggese Coglio, che meriterebbero di essere sviluppate. Derivati: Cognéi, Cognera, Cugnett. Corona - Cengia, balza, striscia erbosa o boscosa che interrompe un dirupo o una parete rocciosa. Toponimo molto diffuso in Vallemaggia, sinonimo di scenc o di senda in Leventina. A questo proposito ricordo un romanzo incompiuto di Plinio Martini che non ho sottomano per essere più preciso, intitolato "Corona dei cristiani". Non c'entrano corone né cristiani nei sensi riportati dai vocabolari. La Corona dei Cristiani è il nome di un luogo del genere sopra descritto, in Val Bavona, che doveva far emettere parecchi "cristiani!" (per non dire "Cristo!" ossia non bestemmiare) ai pii contadini che ci passavano, magari con pesanti carichi, per scendere a valle... In Verzasca si trova anche Crona, con lo stesso significato. Corte - Ogni singola stazione dell'alpe in cui soggiorna il bestiame. Dal lat. cohors, -hortis, il cui significato d'origine era luogo recintato (v. la storia del termine in etimo.it). In Piemonte e Valle d'Aosta si usa il termine "tramuto" (-> Risultati Google ), che trovo solo sul dizionario Treccani: "tramuto s. m. [der. di tramutare, nel senso di «trasferire»]. In alpicoltura, sinon. di reparto." Alla voce reparto lo stesso dizionario dice: "In alpicoltura, r. o tramuto, ciascuna delle tre zone in cui viene diviso il pascolo su una montagna, precisamente r. basso, medio e alto (...)". Derivati: Cortin(o), Corton(e), Cortasc, Cortaccia, Cortaccio, Cortasell, ecc. Crènn - Albero, abete perlopiù, disseccato in piedi. Toponimi in Leventina e Blenio, con anche un Crann a Malvaglia. Non saprei dire se Crana, che ricorre dalla Valle di Blenio al Luganese ed è nome di un villaggio della Valle Onsernone, abbia lo stesso significato. Dario Petrini, nel suo "Glossario dialettale" traduce crenn e crana = fenditura, fessura nella roccia, crepaccio (v. anche alla voce Grèina), ignorando, mi pare, il significato sopra riportato. Derivato di crènn dovrebbe essere Carnet nei pressi di Gribbio (Chironico), come pure il dalpese Carnel du bau, toponimo oggi perduto che ho trovato su una cartina patriziale del 1909. Il LSI riporta carnèla per Dalpe, crenèla per Mairengo e carnéla per Calpiogna, con i significati di 1) pianta secca ancora in piedi e 2) pino giovane, esile e slanciato (Calpiogna). Cròat, Cròvat - Denominazione locale dell'abete bianco in Vallemaggia e nel distretto di Locarno, da cui i toponimi Croadasc (Prato-Sornico), Croadino (Maggia), Val di Cròat (Avegno), a volte italianizzato in un improbabile Valle dei Croati! C'è un Bosco Croat anche in Friuli, scopro su Internet. Dartü - Colatoio = canalone molto ripido lungo il quale cadono pietre o valanghe (Garzanti). Toponimi in territorio di Airolo, Dartü di Giubin, e in Val Bedretto, Buco del Dartü. In dialetto leventinese, i termini dartü o dartüi indicano un grande imbuto di legno, un tempo munito di stoppia o altro vegetale (= faliscion) che, appoggiato su un trespolo - tréspat - serviva sull'alpe per filtrare il latte (dèrsc u lèç). Dragone - Ripido canalone, con o senza ruscello, lungo il quale in caso di maltempo viene convogliato con violenza materiale alluvionale. Una decina almeno di "riali" del Sopraceneri - ma molti, perlopiù quasi sempre secchi, non sono neppure riportati sulle cartine - si chiamano Dragon, Dragói, Draói, Ri del Dreióm in Val Bavona (Vallemaggia) . Dalla frana del Pizzo Lambro sopra Dalpe scende il Dragonasc (foto), che ogni tanto distrugge tutto quel che trova al suo passaggio, e c'è il Dragonato a Bellinzona. Il toponimo indica a volte anche il cono di deiezione sul fondovalle: v. Draóm in Val Bavona. Il "Dizionario di toponomastica", UTET, Torino, 1999, alla voce Dragoni (Caserta) parla di diversi toponimi facenti capo a drago, draghi e derivati che sembrano indicare fenomeni atmosferici turbolenti (dragunara = acquazzone in siciliano), smottamenti frane, torrenti a regime tortuoso e/o impetuoso. A drago (latino: draco, draconis) fanno capo anche dargun e drun in romancio sursilvano (da cui Sedrun). Possibile anche una derivazione dal dialettale ragà, raghè = abbattersi, precipitare o (trans.) = abbattere, sradicare. Dròs - Plurale di dròsa = ontano nano, ontano montano, ontano verde, alno verde, Alnus viridis (foto Google). Dal prelatino *drausa. Le "drose" sono fitti cespugli che crescono di solito sui versanti a bacìo e che rendono difficile il passaggio a chi se li trova sul cammino. Derivati: Drosina, Drosine, Drosoi. Ègri - "Monte con cascine, pascolo e bosco, a una quota di circa 1050 metri", si legge nell'Archivio dei nomi di luogo di Cresciano (sulla cartino trovo solo Scengio d'Egri), con la precisazione che "indicherebbe, secondo gli informanti, un 'uccello', una 'specie di falco'". Ègri può essere effettivamente un plurale di ègra = aquila in Val Riviera (event. altro grosso rapace), ma è anche plurale di ègro = acero, nella stessa valle (v. LSI). Considerata la quota del toponimo propenderei per l'acero rispetto all'aquila (v. alla voce Agro). Lo stesso qui pro quo si ritrova nel toponimo Aquila, nell'alta Valle di Blenio, a traduzione del dialettale Daigra. Aigra è infatti in zona sia aquila sia acero (v. LSI), che anche qui pare più verosimile vista la quota (v. diffusione CH). Lo stesso dovrebbe valere per il non lontano Aquilesco. Èra, Erra - Nome di due pizzi sulla cresta tra Leventina e Blenio, il Pizzo d'Era e il Pizzo Erra. Èra in dialetto leventinese significa ala: il nome potrebbe fare riferimento al profilo allungato dei due pizzi simile al dorso di un'ala; da ragazzo avevo imparato a Dalpe a chiamare Piz det l'èra la Cima di Gana Rossa (riferimento alle caratteristiche del versante bleniese), che ha un profilo simile. Mi chiedo tuttavia se "èra" non possa essere stato l'antico nome dell'aquila, del tutto scomparso nei dialetti dell'alta e media Leventina. All'"ègra" di altri dialetti vicini dovrebbe però corrispondere "èira" in Leventina. Forse il nome dei due pizzi è stato male interpretato in "èra" dopo l'estinzione del rapace in valle (temporanea, ora si vede spesso). Non mi convince la derivazione proposta da D. Petrini (Brenna, 3, p. 54) da era, eira = aia, nel senso di spazio di trebbiatura all'aperto. Per lo meno nell'alta e media Leventina mi pare infatti si pronunci ovunque éira, parola tuttora usata (per "aiuola") da cui vedo male una eventuale falsa interpretazione in èra. Inoltre non credo ci fossero aie per la trebbiatura in prossimità dei due pizzi. Faedo - Faggeto, bosco di faggi. Latino fagetum, dial. Faéd, Faét, plur. leventinese Faìt, da cui il nome del capoluogo Faido (dove gli aceri sono stati quasi tutti tagliati). Altri derivati: Faidal, Faidasc, Faeda, Faedone. Faura, Faula - Bosco, in genere di conifere, sottoposto a norme severe per quanto riguarda lo sfruttamento. Il taglio degli alberi era vietato in quelle del vicinato, sopra i villaggi, per la loro funzione protettiva da valanghe e scoscendimenti. Altre faure potevano essere sfruttate a determinate condizioni. Faura è frequente in Leventina e Blenio, Faula si trova in Vallemaggia, e viene fatto derivare dal latino medievale "fabula", con il senso di "divieto" (di tagliare nella fattispecie), calcato sul germanico "mâd" = contratto. Sul "Glossarium mediae et infimae latinitas", Parigi, 1844, trovo Fabula = pactum, conventio; "fabula, id est, pactum conditionis", con riferimenti alla legislazione longobarda. Fim - Fiume, termine generico usato nelle valli Maggia e Verzasca ma presente anche in Leventina: vedi alla voce Ticino. Sulle cartine trovo solo un Fim vicino al Bacino Val d'Ambra sopra Personico. Finenzia - Confine di un prato, alpe o pascolo. Fontana - Sorgente (dial. fontana, fontèna, funtèna). Diffuso in tutto il Ticino. L'italiano fontana è in Leventina büi (di legno o di sasso) e bron (di sasso). Foppa - Avvallamento, conca, depressione nel terreno. Termine tuttora corrente in Leventina, ma diffuso anche altrove, fino in Lombardia: v. F. Cherubini, Vocabolario milanese-italiano: Volume 1 - Pagina 163. Corrente anche nei toponimi romanci. Dal lat. fovea = fossa, buca. Dialetto: fópa. Toponimi: Foppa, Fopa, Fop, Fopp, Fopal, Fopela. Forno - Può indicare un giacimento cristallifero, che spesso si presenta a forma di caverna. A questa accezione deve probabilmente il nome il Pizzo Forno, in Leventina, noto per i suoi cristalli anche rari (it.wikipedia). Nelle sue "Escursioni nel Cantone Ticino" (1859-1863), Luigi Lavizzari già parla di una cava di cristalli sotto il pizzo sul versante della Val Chironico (Ed. 1988, p. 332). A Dalpe il Pizzo Forno è chiamato Piz da Misdì, Pizzo di Mezzogiorno (si trova a sud del villaggio). Foss - Valle o valletta, bagnata o no da un corso d'acqua, valle angusta, crepaccio nella roccia. Dialetto leventinese: Fós, a Sobrio fousc, in romancio fusch e simili. Dal latino faux, faucis = gola, forra. In italiano si ritrova fóce, a sua volta contrazione di fauce. Si chiamano Foss il ramo iniziale del fiume Ticino che scende dal San Gottardo, come pure il torrente che scende dalla Val Piora (lago Ritóm) passando vicino ad Altanca. A Cornone (Dalpe) Fos (non riportato sulle cartine 1:25'000) è un quartiere di villette, che prende verosimilmente il nome da un profondo crepaccio nel vicino burrone. Fracia, Fraccia, plur. Fracc, Fracce - Riparo, argine, terrapieno. Dial. fracia, in Leventina frècia, che in Val Bedretto e ad Airolo è la protezione antivalanghe dietro le stalle, in muratura o costituita da detriti ricoperti da cotenna erbosa, a forma di cuneo. Fracia - scrive il prof. Remo Bracchi citando Renzo Sertoli Salis, autore de "I principali toponimi in Valtellina e Val Chiavenna" (Fraciscio.it ) - significa in Lombardia "sostegno che innalza le acque di un fiume per deviarne canali di irrigazione" e in Ticino "riparo di rami intrecciati, terrapieno o sassi contro il torrente". Il dialettologo Mario Vicari scrive che nella Svizzera italiana fracia è frequente per sbarramento, fratta, riparo contro l'acqua. Dal latino fracta (da frangere = rompere). Secondo Ottavio Lurati ("Azione", 6.12.2010, p. 39) il Ri Freddo presso Giornico è "una italianizzazione a orecchio" di Ri Frècc, da frècia appunto, e non da frécc = freddo. Il luogo in cui entra nel Ticino si chiama effettivamente Frècc. Frasné, Frasnedo, plur. Frasnitt - Frassineto, bosco di frassini. Fregera - Cantinotto fresco, talvolta stipato di neve, in cui conservare latticini e altre derrate alimentari; sorgente d'acqua freschissima a Soazza, indica il Lessico della Svizzera italiana. Angelo Valsecchi, "L'uomo e la natura", Vol. I, "L'acqua", p. 73, spiega che l'acqua dei ruscelli era usata spesso per raffreddare le cantine destinate alla conservazione del latte. Dialetto: fregera, fregeira, frageira. Froda - Cascata. Parola che si è persa nei dialetti dell'alto Ticino ma che è rimasta in molti toponimi. Qualche studioso accosta froda al toponimo della Svizzera centrale Frutt: entrambi sarebbero retaggi della lingua lepontica. Il "Romanisches etymologisches Wörterbuch", Heidelberg, 1935, dà al nro 3545 "fruta" (gallico) = Bach (ruscello) e aggiunge i termini lombardi fruda, froda, fodra = Wildbach (torrente di montagna). Derivato: Cimafroda (dial. Scimafróda), luogo con una cappella sopra la cascata di Dalpe, lungo il sentiero per la Val Piumogna. Gaggio - Bosco sottoposto a norme severe per quanto riguarda lo sfruttamento, sinonimo di Faura (v.) e simili. Dal longobardo gahagi = terreno o bosco recintato e riservato, latinizzato in gadium o gazium.Termine storico, di origine longobarda, rimasto in molti toponimi ticinesi e anche italiani (Wikipedia): v. alla voce Bosco sacro in questo dizionario, come pure alla voce Ghèisc nel mio PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO DEL DIALETTO DELL'ALTA LEVENTINA -> G. Diminutivi: Gaggetto, Gaggiolo. Trovati sulle cartine anche Gegg (Gordevio) e Gheggio (Curio), Gasg (Brione Verzasca). Secondo lo storico locale Renato Fransioli ha la stessa origine anche Ghèsar, sopra Mascengo (Prato Leventina), il che mi fa pensare anche al Gesero nel Bellinzonese, che Carlo Salvioni faceva derivare da gesa = chiesa (v. Plinio Grossi, "Va sentiero", 1987, p. 83). Lasciando spaziare la fantasia e senza lo straccio di una prova mi viene poi l'accostamento Geseron > Generos, ossia il Monte Generoso, nome che più probabilmente deriva però dal sottostante Alpe Génor, di etimo a me ignoto. In Italia si trovano i vari Gazzo, Gazzo Veronese, Gazzola, Gazzolo ecc. In tedesco è rimasta la parola Gehege = riserva (di caccia), recinto. Gagna - Pietraia, nel Moesano (GR). Corrisponde a Gana, Ganna (v.) in Ticino. Plur. Gagn. Derivato: Gagnon. Gagna Predon (Lostallo) sembra indicare una pietraia con grossi macigni (predon, v. Preda). Gana, Ganna - Pietraia, accumulo di pietre causato dal disfacimento del fianco di una montagna. Alcuni dizionari italiani danno "ganda" = terreno di alta montagna ricoperto di detriti pietrosi. Ganna e gana figurano in un gran numero di toponimi sulle cartine dell'Alto Ticino, mentre Ganda si trova in area romancia e in Val Poschiavo (Ganda Rossa, Ganda Plana), come pure in Valtellina. Si tratta di un termine dialettale: gana, ghèna, g'èna, di origine prelatina. Derivati: Ganarint, o Gannariente (Cavergno, Val Bavona), Ganarasco (Ponto Valentino, Val Blenio), Gannella, Gannelle, Ganom, Ganon, Ganoni, Gannone. Gera, Gerra - Ghiaia. Il toponimo, spesso al plurale - Ger, Gerre - designa in genere un'area ghiaiosa vicino a un fiume. Dial. Géra, Gèra, Géira. Gerbi, Gerbio, Sgerbi, Sgerbia - Terreno magro, incolto, improduttivo, inselvatichito. In italiano gerbido = terreno incolto e brullo, simile alla brughiera (Garzanti), baraggia, terreno argilloso e compatto pressoché sterile (Zingarelli). Derivati: Gerbiói, Gerbione. Nel dialetto dell'alta Leventina: gérbat, plur. girbat. Gesa - Chiesa in dialetto. Sulle cartine in Map.geo.admin.ch figurano alcuni toponimi Gesa nel Grigioni italiano. Bosch de Gesa in Val Calanca (Rossa GR) indica verosimilmente un rapporto di proprietà più che di posizione. Non capisco Gesa rassurèda, un'apparente pietraia sopra i 2200 metri di quota in Val Malvaglia. Da gesa Carlo Salvioni faceva derivare Gesero, nel Bellinzonese, ma potrebbe anche esserci una parentela con Gaggio (v. a questa voce). Giove - Nome mitologico del tutto fantasioso utilizzato a volte in italiano per tradurre toponimi dialettali che indicano invece un "giogo" nel senso di "valico montano" o anche semplicemente di "altura" (v. grande dizionario Battaglia), come il tedesco Joch. Questo senso hanno i leventinesi Giof (dial. Jof, Jó) e Gioett (dial. (Giuét, Juvét) sopra Piotta e Ambrì, in Leventina, come pure Sgiof in Verzasca: Alpe di Sgiof, Madom da Sgiof, sopra Lavertezzo. Quest'ultimo è spesso tradotto in Madone di Giove (a volte in Madone di Giovo). Si veda anche in Val Formazza (I) il Monte Giove, che prende certamente il nome dalla sottostante Forca del Giove = giogo. Giübin, Giubine - In Leventina e Blenio indica luoghi ricoperti di sassi ma non vere e proprie pietraie. Il nome è pronunciato con n velare come fosse un singolare maschile, ma è verosimilmente plurale femminile di giübina, parola ormai estinta che doveva significare frana (di sassi sparsi), caduta di sassi. La cima chiamata Giübin in territorio di Airolo prende verosimilmente il nome dal sottostante Dartü di Giübin, "colatoio delle giubine" che doveva scaricare a valle parecchi sassi quando è stato così chiamato. Origine simile dovrebbero avere i vari toponimi Giübin (Costa di Giübin, Pian Giübin ecc.) in Val Piora (Quinto) e Giübin in Val Malvaglia. Sopra Personico c'è un Giobina che dovrebbe avere lo stesso significato, mentre ai piedi del massiccio del Campo Tencia c'è una Löita delle giubine che è più sassi di erba e che meriterebbe dunque di essere chiamata ganna (v., dial. ghèna = pietraia) più che löita (v.). Forse il nome le è stato dato quando c'erano meno sassi caduti dalla montagna soprastante. Per maggiori informazioni e considerazioni sulla parola, vedi il mio PICCOLO DIZIONARIO ILLUSTRATO DEL DIALETTO DELL'ALTA LEVENTINA alla voce Giübina -> G. Grass, Grasso - Terreno o recinto all'aperto, per lo più fangoso e infestato da romici, dove il bestiame si riunisce vicino alla cascina dell'alpe, sinonimo di stabbio, (v.), oppure pascolo vicino allo stabbio, ingrassato dalla mandria. Dial. Grass. Grèina - Il "Rätisches Namenbuch" (RNB) (vol. 2, p. 715) accosta il toponimo Greina, che i romanci pronunciano Gràina, al "greina" della Valle Anzasca = "nebbia folta che copre i monti" e ai vari "grena" e "crena" ticinesi, leggo sul Dicziunari_Rumantsch_Grischun (vol. 7, p. 784). Questo dà il termine surslvano Grein = montagna, cima di montagna e anche nevaio (Firn), ma parla di "origine controversa" per i toponimi Greina, Alp Grein e Fuorcla Grein. Se il toponimo è d'origine ticinese, lo farei derivare da "crena", bleniese "créina" o "crèina" = fessura, crepaccio, scanalatura, canale, solco, crepaccio, depressione nel terreno, secondo il LSI, significati che potrebbero andare a pennello per la zona in cui nasce il Brenno della Greina. Meno plausibile una derivazione da "gréna", che in Leventina significa in primo luogo "leggera nevicata", "spolverata di neve" (v. alla voce Gréna nel mio Dizionario leventinese). Guald, Gualdo - Bosco. Si trova tra i toponimi dell'alto Ticino, soprattutto della valle di Blenio, ma anche d'Italia. Dal ted. Wald. V. anche Vald. Iriscia, Eriscia - Rudere, edificio diroccato. Qualche microtoponimo leventinese (-> Iriscia ad Ambrì) e anche bleniese (ho trovato sul web una "Iriscia dul castell" presso Olivone -> [PDF] Toponomastica e mimöira). Secondo Silvio Sganzini ("Fonetica dei dialetti della val Leventina", 1925) deriva dal latino area (da cui il dialettale éira = aia, aiuola) con il suffisso -icea. Isra - Isola. Termine rimasto in alcuni toponimi leventinesi (altrove non so), destinati in parte a perdersi non essendo riportati sulle cartine 1:25'000. Pur non riferendosi a usi leventinesi, il LSI dà un paio di significati che possono spiegare i toponimi dell'alta valle: 1) terreno situato tra due rami di un fiume 2) porzione isolata di prato o di bosco. Esempio: Motto dell'Isra e Lago dell'Isra, in Val Cadlimo, che sembrano trarre il nome da una sorta di isola formata dall'incipiente Reno di Medel, che si divide in due rami e poi si ricongiunge. Laras, Lèras - Larice, da cui i derivati Larased, Lerased, Larasedo, Laraseta, Larason ecc. Lavazzé, Lavazzee, Lavazzei - Terreno ricoperto di "lavazz" = rómice alpino o rabarbaro alpino, Rumex alpinus (foto Google), pianta dalle grandi foglie che cresce in terreni grassi, spesso vicino alle cascine degli alpi. Lavina, Luvina, dial. Lüina - Valanga, residuo di valanga su un fianco di montagna. Derivato: Luvinascia. Lei - Lago = lèi in dialetto leventinese, ma si trova anche in toponimi d'area romancia e nella vicina Italia con il curioso Lago di Lei. Toponimi leventinesi: Alpe Lei Cima (Dalpe), con il sovrastante pizzo omonimo e il sottostante Piano di Lei, Alpe Pro da Lei, sopra Carì. Derivati Leiarozza (= laghetto da poco, stagno) e Leit (= laghetti, pronunciato dunque Leìt e non Lèit o addirittura Làit come fosse tedesco! - foto mie). Löita - Ripido pendio erboso di montagna, in genere ai piedi di un dirupo roccioso o di un canalone. Toponimo esclusivo della valle Leventina (Léita a Sobrio e bassa Leventina dove ö = é), con rarissimi sconfinamenti nelle valli vicine per influsso leventinese. Ha per sinonimo pianca (v.) in altre valli dell'alto Ticino e plaunca nella Surselva grigionese. Verrebbe dal prelatino lok(e)ta, a sua volta dal gallico loke = ripido pendio erboso. Chi volesse approfondire l'argomento può leggere l'articolo di Vittorio Raschèr "Un toponimo leventinese: löita" in "Problemi linguistici del mondo alpino", Napoli, 1983, pp. 90-102. La löita leventinese mi pare essere stretta parente della loccia nel bacino della Toce: la Locciabella sopra Gondo (VS) e la Loccia Carneria nella regione della Val Vigezzo, al confine con la Valle di Vergelletto (Onsernone), mi richiamano immediatamente la Löita bella (oggi bosco) e la Löita Carnera nei pressi di Dalpe. Interessante linguisticamente anche il toponimo Alpe Lòcia (Vogorno), in Verzasca, sovrastato da una "löita" che è però chiamata Pianca... Madee, Medee, Madéi, Medéi, - Prato montano inaccessibile al pascolo su cui si falciava il fieno selvatico, detto "fieno di bosco". Corrisponde al Mad, plur. Mäder di area walser. Deriverebbe dal latino metariu, a sua volta da metere = mietere, eventualmente da meda (v.). Nei vecchi documenti ticinesi si parla di medari: v. in proposito le informazioni riportante nel libro di Raffaello Ceschi Nel Labirinto delle Valli (1999). Si legga anche il bellissimo libro di Franco Binda "I vecchi e la montagna: la raccolta del fieno selvatico e l'impianto dei fili a sbalzo in Val Verzasca nella narrazione dei protagonisti", ed. Dadò, 1983. Nella medesima categoria rientrano con ogni probabilità i toponimi di Olivone Madäir, Madirói, Madirö, come pure il cavergnese Madaröö e l'airolese Maderone. Madone, Madon, Madom - Verosimilmente un accrescitivo di Meda (v.), per indicare montagne a forma di cono dalla cima arrotondata. Magno, Magn - Il senso latino di "grande" pare indiscutibile per Lucomagno - forse da lucus magnus = bosco grande, forse da locus magnus = luogo grande, spazioso (-> Wikipedia) e per Monte Magno nell'Alto Malcantone, meno per il Pizzo Magno o Pizzo Magn sopra Biasca. A me*** il pizzo ricorda un po' una mano con le dita mozze (-> foto), che forse lo erano meno quando il nome gli è stato dato, apparendo piuttosto franoso. E "magn" in dialetto di Biasca significa appunto "mano". *** "Il Pizzo Magn... visto da Biasca, con le sue due cime unite a quella del Mottone di Cava, sembra raffigurare una mano col dito indice sollevato", leggo sul sito Nelcuoredellealpi.com. Meda - In dialetto indica di solito un mucchio conico di fieno (selvatico), a volte una catasta di legna (letto a Dalpe sull'albo comunale!). Un significato più ampio ma simile ha l'italiano meta = "mucchio di paglia, fieno, biade, letame, escrementi, che si leva nei campi generalmente a forma di cono" (V. Treccani: meta), dal latino meta = cono, colonnina o mucchio a forma di cono, v. etimo.it. Due montagne di forma simile si chiamano Pizzo Meda nella zona del Poncione di Tremorgio, in alta Leventina, e c'è anche un Posmeda (= post meta = dietro la meta) in territorio di Airolo. V. anche Madone. Curiosità en passant: anche i Mythen, le due spettacolari montagne che sovrastano Svitto, hanno lo stesso etimo: v. Albert Hug, Viktor Weibel, "Urner Namenbuch", vol. II, p. 800 (voce: Miten) e anche de.Wikipedia. Il loro genere, oggi maschile (der Mythen), era un tempo femminile (die Mythe). Monda - Prato mondato, ripulito da sassi e altri ingombri o detriti. Il LSI dà prato, podere, normalmente recintato e di grande estensione (Biasca, Blenio, Giornico). Monte - Se non indica una montagna (Monte Lema, Monte Generoso) è sinonimo di maggengo, luogo di soggiorno temporaneo con pascoli per il bestiame situato a mezza montagna, tra il villaggio e l'alpe -> Wikipedia. Oggi monte è diventato sinonimo di piccolo villaggio di vacanza con "rustici" riattati. Tra i derivati segnalo Muncréch, sopra Malvaglia e sotto l'ononimo pizzo, italianizzato fantasiosamente in Montegreco, toponimo che vederei meglio in Calabria o Sicilia (-> Montegreco.ch). Créch in dialetto di Biasca significa fiorume, tritume del fieno; potrebbe però anche essere una variante di cröcch = sporcizia e simili (LSI); potrebbe eventualmente corrispondere al leventinese "Corecco", monte di Pollegio e pure toponimo airolese, con significato a me sconosciuto. Motta, Motto - Rialzo del terreno, poggio. Dialetto: mòta, möt. Derivati: Mottascia, Mottascio, Mottone; Motterascio ecc. Nara, Narèt - V. Ara. Ovi, Ovich, Ovigh - Nome dato a luoghi sul versante a bacìo (contr. di solatio) di una montagna. Diffuso soprattutto in Leventina e Vallemaggia. In dialetto leventinese "a l'òvi" = a bacìo. Ör - Orlo, ciglio di un pendio o di un dirupo. Già visto italianizzato fantasiosamente in "oro": prato d'oro invece di prato d'orlo. Diminutivo: Orello (v.). Orello - Poggio, terrazzo, dial. orél, urél in Leventina (diminutivo di ör = orlo, ciglio). Toponimo non raro nelle valli dell'alto Ticino. Dal bedrettese Orello (località ormai non più abitata stabilmente, sopra Villa) deriva verosimilmente il cognome Orelli. "Illi de ultra Orello", "quelli di là de Orello", scrivevano i dalpesi per dire quelli di Prato, con riferimento al colle che separa i due paesi. La Degagna de ultra Orelo riuniva i vicinati (villaggi) di Dalpe e Cornone. Pasquerio, Pasquéi, Pasquee - Pascolo. La Pasqua addotta a spiegazione da alcuni non c'entra, anche se il toponimo indica a volte il sagrato di una chiesa o la piazza antistante una chiesa. Pasquee è diventato a Milano (altrove non so) termine generico per piazza o piazzale. Il fatto è che su queste piazze cresceva un tempo l'erba, che poteva essere brucata dagli animali. V. in proposito la Storia di Milano di Pietro Verri e il Vocabolario milanese-italiano di Francesco Cherubini, in cui si ricorda che in latino pascua = pascolo, come pascuum, diventato pasquerium in latino medievale. Pescia - Abete rosso, o peccio, Picea abies (it.wikipedia - foto Google). Derivati: Pesciola, Pesciora, Pesciüm. Pezza comune - Appezzamento, di solito un pascolo, appartenente a due comunità viciniali (oggi patriziati), che ne usufruivano secondo regole stabilite. Pianca, Piancra - Ripido pendio erboso di montagna. Figura in parecchi microtoponimi delle valli superiori ticinesi, esclusa la Leventina, dove è sostituito dal termine autoctono di origine prelatina Löita (v.). Si trova però con una certa frequenza anche nel Sottoceneri, spesso al plurale: Pianche. Piancra si trova, con Piancrascia, in almeno sei toponimi nella zona montuosa attorno a Biasca (Blenio, Riviera). Pianca corrisponde al sursilvano Plaunca e al tedesco alpino Plangge (-> Google libri, Schw. Idiotikon), come pure a Pala nelle Alpi orientali italiane, termine da cui hanno successivamente preso origine diverse montagne (Pale di S. Martino, Cimon della Pala, ecc.) -> Toponomastica italiana. Derivati: Pianchera, Pianchetta, Pianchette, Pianchina, Pianchitt, Piancabella, ecc.. Pined, Pineda, Pinett ecc. Derivati di pin, termine piuttosto generico che secondo il Lessico della Svizzera italiana indica oltre ai vari tipi di pino in singole località anche l'abete rosso, l'abete bianco e persino il pioppo. In Alta Leventina il pino silvestre è chiamato tièrn (v.), perlomeno a Quinto (negli altri comuni è assente, o molto raro). Il toponimo Nei Pini in territorio di Osco indica un raro mugheto (bosco di pino mugo o pino montano, Pinus mugo -> it.wikipedia) vicino all'Alpe di Chièra (mi piacerebbe sapere il nome in dialetto visto che a Osco, secondo lo stesso LSI, il pino mugo è chiamato tiarn come il pino silvestre; in una carta del 1920 circa ho trovato "Steng" invece che "Nei Pini"), mentre Pinett in Val Piora indica un altrettanto raro bosco di Pino cembro (Pinus cembra -> it.wikipedia) sopra il Lago Ritóm (ignoro il nome dialettale di questa pianta). Pioda, Piota, Piotta - In dialetto piòda e piòta indicano correntemente una lastra di pietra, come quelle utilizzate per coprire i tetti. Come toponimi indicano una lastra di roccia, una roccia relativamente piatta e liscia che affiora dal terreno, un pendio roccioso a superficie piatta e liscia, a volte una parete rocciosa dello stesso genere. Derivati: Piottino, Piodella, Pitella, Piodascia, Piodone ecc. Piora - Nel suo "Nomi di luoghi e di famiglia" (2011, p. 140) Ottavio Lurati lo fa derivare da "pietrorio" (sic, < petrarium = cava di pietre) perché la zona delle cascine dell'alpe era "angolo ricco di pietre e di lastroni". Il linguista aveva già sviluppato in un libro precedente ("In Lombardia e in Ticino", 2004, pp. 151-152) la sua teoria, che non mi pare molto convincente. V. al riguardo le considerazioni alla voce "Piora" nel mio dizionario del dialetto alto leventinese (-> lettera P), in cui ipotizzo un eventuale toponimo di cacciatori (piòra = gallinella = femmina di fagiano di monte o di altro grosso uccello non rapace). Pizzo di Mezzodì - Probabilmente uno dei pochi toponimi riferiti a cime di montagne che non sia stato assegnato a tavolino dai cartografi, e probabilmente assai più diffuso a livello locale di quanto dicano le cartine (con Map.geo.admin.ch ne ho trovato solo quattro). A Dalpe è per esempio chiamato Piz da Misdì (pron. Mishdì) il Pizzo Forno, situato a mezzogiorno, ossia a sud, del villaggio (la cartina riporta il sottostante Vallone di Mezzodì). Pos (pron. Pós) - Dietro (latino: post) in toponimi, soprattutto leventinesi, come Pos Carorescio, Pos Còta, Pos da Pil, Posmeda, Pos Mont, Posmonte, Pos Mott, Pos Pecian, Pos Pecianet. Pra, Pro (plur. Préi) - Prato. Di solito italianizzato in Prato sulle cartine, salvo in alcuni composti come Prodör (= Prato d'orlo), vicino a Carì, o i non lontani Predelp (= préi d'èlp, prati d'alpe) e Somprei (= sommi prati, i prati più alti). Preda - Sasso, macigno, roccia. Doveva essere un tempo termine dialettale (dal lat. petra), ma oggi non è più usato nel linguaggio corrente, sostituito da sass. In alta Leventina, sopra il lago di Ravina, c'è persino un Sasso della Preda! Premastì, Primastì, Primasté, Promestì, Prumestì e sim. - Insediamento e pascolo tra piano e alpe (LSI), sinonimo di monte (v.) o maggengo. A Rossa GR: pascolo chiuso, recintato (LSI). Es. Primasté (Acquarossa), Pian Premestì (Torre). Presa - A meno che non sia toponimo recente per una presa d'acqua, indicherebbe una porzione di terreno incolto o di bosco di proprietà pubblica presa (lat. prehensa) in godimento e possesso privato in cambio di un'opera di dissodamento, in epoca medievale. È perlomeno quanto sostiene Ottavio Lurati, con riferimento a Le Prese in Valposchiavo. Il toponimo è diffuso anche in Ticino. E sopra il villaggio vallesano di Gondo, vicino al passo del Sempione, figurano ben cinque "prese", tra cui una Presa d'Angelo. Prevat - Prete in
dialetto (pron. prèvat, prévat in Alta Leventina). In alcuni casi il
termine può fare riferimento a un possedimento ecclesiastico
("beneficio parrocchiale" o altro), come in Corte del Prèvat (Maggia) o in Ronco del Prèvat (Cavigliano). Di più difficile interpretazioni gli airolesi Val Prévat con il vicino Costone di Val Prévat e il soprastante Pizzo Prévat. Lo stesso vale per il più noto Pizzo del Prévat nella regione del Campolungo. Un possibile riferimento, suggerito da Dario Petrini,
al profilo della montagna che potrebbe ricordare quello di un sacerdote
(abito nero, figura imperiosa) è certo suggestivo ma penso improbabile:
il nome del pizzo deriva più verosimilmente dal sottostante Canton del Prévat.
Quest'ultimo potrebbe eventualmente indicare un qualche diritto passato
d'alpeggio ecclesiastico, ma potrebbe anche riferirsi, con quella
ironia che ai montanari non manca, al vicino Canton fadios,
angolo di alpe di più faticoso accesso: in dialetto "dal prevat" ha
anche il senso figurato di comodo, agiato, di ottima qualità, rammenta
il Lessico dilettale della Svizzera Italiana. Ressiga - Segheria. Diversi toponimi in Ticino indicano l'antica presenza di una segheria, in dialetto ressiga, ressega, réssia (Leventina). Ri - Ruscello o piccolo torrente di montagna che scorre in forte pendenza (riale in italiano ticinese, rio nell'italiana Val Formazza). Il lago Ritóm (accento tonico sulla o!) è letteralmente il "lago del ri di Tom". Derivati: Riasc, Riascio, Riell, Riei. Vedi anche le considerazioni alla voce Riva. Riale - Ruscello, rivo. Di solito ruscello che scende a valle lungo le pendici di una montagna; nel basso Ticino è però usato, perlomeno dalla stampa, anche per indicare ruscelli in pianura, che in Leventina e Blenio si direbbero "rongia" (v. a questa voce). Dialetto (anche lombardo e piemontese): rià, riaa e simili. Riva - Prato o porzione di prato in forte pendenza, pendio in generale. Parola corrente in Leventina (sing. riva, plur. riu), ma si trova in questo senso anche nei libri di Cesare Pavese, piemontese della provincia di Cuneo. Derivati: Rivascia, Riveira (Corzoneso), Rivöi (Giornico), Rivöi = Olivone?, Rivöra (Intragna), Rivöri, Rivöria (Onsernone). Ho qualche dubbio su Rivera da cui Valle Riviera, come pure sul villaggio Rivera nel Sottoceneri e forse anche su qualche altro toponimo qui sopra. Ottavio Lurati (Dialetto... pp. 88-89) li fa derivare, come anche Rivöi/Olivone, da riva nel senso di "sponda, parete verticale di monte". La Valle Riviera sarebbe così chiamata essendo "valle dalle pareti scoscese, dai versanti molto ripidi. Il Lessico della Svizzera italiana (LSI) dà però Rivera = litorale, fascia di territorio adiacente alla sponda del fiume (Giornico, Cavergno, Grancia, Rovio). Rivera potrebbe venire da "riparia" ( f. di riparius, a sua volta da ripa = riva, sponda), ma forse anche da rivus = rivo, ruscello, torrente, fiumicello, con riferimento ai vari corsi d'acqua che confluiscono nei suddetti luoghi. Lo stesso mi viene da sospettare di Rivöi/Olivone, pensando a certe analogie con Airolo (Oriolo, Uriolo nei documenti del Duecento), il cui etimo è altrettanto controverso. Alcuni dizionari latini riportano "rivora" (n. pl.) = rivi, ruscelli, canali d'irrigazione, condotte d'acqua. Ronco - Terrazzamento: terreno dissodato, reso pianeggiante, a terrazze, con il trasporto di terra contenuta da muriccioli di sostegno. Le definizioni possono tuttavia variare localmente, andando dal prato (alto Ticino) al campo coltivato, al vigneto ("ronco vignato"). Per approfondire la questione leggi l'interessante lavoro inedito di Claudio Filipponi Toponimi e vigna. Alcuni villaggi ticinesi hanno mantenuto questo nome (Ronco in Val Bedretto, Ronco di Quinto, Ronco sopra Ascona). È voce soprattutto lombarda (-> Monti, Cherubini, Gambini, in italiano Carlo Cattaneo), ma la trovo anche come toscana, con significato non molto diverso, sul De Mauro: "tosc., terreno in cui la vegetazione ad alto fusto è stata abbattuta e riarsa per prepararlo a una nuova coltivazione; tale sistema di coltivazione". Idem sul Grande dizionario Battaglia, che dà anche "terrazzamento" con un esempio di Cattaneo e lo fa derivare da roncare = tagliare i rami con la ronca; estirpare erbe infestanti; sarchiare (Garzanti online). Rongia - Rigagnolo, ruscello nel suo corso naturale o incanalato artificialmente. Dial. rongia, roija, ruja ecc. Reso a volte in italiano con roggia, a mio avviso impropriamente (v. alla voce Roggia nel dizionario alfabetico). In Leventina e Blenio ogni ri (v.), quando arriva al piano, diventa rongia. Rorè, Rored, Roredo, Roveredo, Rovereto - Querceto, rovereto. Riporta il dizionario Treccani: "roveréto s. m. [lat. roborētum, der. di robur -bŏris «quercia»]. – Bosco di roveri, terreno in cui sorgono molti roveri. Come nome proprio, con le varianti Roverédo e Roveré, è presente nella toponomastica dell’Italia settentrionale." Il rovere è chiamato in dialetto roro, roru, rouru. Rütan - Terreno malmesso, ingombro di detriti, povero di cotica erbosa. Il termine leventinese (da cui il verbo rütanè = dissodare, fig. affaccendarsi con fatica ma con pochi risultati) si ritrova in un paio di toponimi ad Airolo e in uno a Faido. Potrebbe essere parente di Rüti (da cui Rütli/Grütli) e della sua variante Rütene(n), molto diffusi nella Svizzera tedesca e indicanti un prato ottenuto da un terreno dissodato (ted. Rodung) -> Schw. Idiotikon -> Rǖti 6,1811, Rǖteneⁿ N. 6,1811. Emilio Bontà ("Tedeschismi lepontini", Bellinzona, 1937) non crede in una derivazione dal tedesco e cita il latino rudus, ruderis = rottame, detrito, a sua volta dal verbo ruere = precipitare, abbattere e altro. Sarodan, Srodan - Serotino, tardivo, detto di terreno, bosco, alpe ecc. sfruttato tardi rispetto ad altri (contrario: tamporì, lev. tamporiu = primaticcio). In piena parete nord del Pizzo Forno ho trovato sulla carta il toponimo Scengio Sarodan, in dialetto Scenç Saròdan. Se cercavano l'erba fin lassù dovevano essere davvero a corto! A Leggia GR (Mesolcina) c'è un Bosch Sarodan, in Val di Peccia (Valmaggia) un Alpe Sròdan, il cui nome il linguista Ottavio Lurati interpreta però diversamente, nel suo "Nomi di luoghi e di famiglia" (a p. 112 parla di alpe "facile" per "seròtine", ossia "bestie bovine nate tardi"; a mia conoscenza "vaca sarodna" è però una mucca che partorisce tardi; il senso da me indicato mi pare più pertinente, trattandosi di un alpe a oltre 2000 m e per di più a bacìo). Scengio (più raro Cengio) - Cengia, balza, esigua striscia erbosa o boscosa tra pareti rocciose, per estensione luogo esposto e pericoloso. Dial. scénç, scritto anche sceng, scench. In Vallemaggia è usato Corona (v.). Derivati: Scencion, Scengion, Scengionet, Scengioi, Sciangioi, Scengioni. Segna - Acquitrino, zona paludosa. Il termine, non più usato in dialetto a mia conoscenza, sembra essere più o meno sinonimo di bóla (v. Bolla). Toponimi in Leventina e Vallemaggia. Suppongo che Segno, che pure ricorre in Leventina e Blenio, sia un plurale femminile Segn reso erroneamente in italiano come singolare maschile. Probabile derivato: Sgnòi (Dalpe, Chironico). Senda - Cengia, striscia erbosa che permette il passaggio di traverso a un dirupo, sentiero tra pareti rocciose. Dal latino sémita = sentiero. Una Senda del ghiacciaio collega la capanna del Campo Tencia con il Passo di ghiacciaione verso la capanna di Sponda (ma il ghiacciaio è ormai lontano). Derivato: Sendasce (Chiggiogna). In val Piumogna (Dalpe) c'è un Sedói che però in una cartina patriziale del 2009 era Sendoni e che mi pare più sensato (sedon in alcuni dialetti = cervino, erba cervina, nardo, Nardus stricta (foto Google), ma in alta Leventina, penso anche a Dalpe, si dice nès). Serta , plur. Serte, dial. Sèrt. - Sembra indicare un appezzamento cintato (da un part. pass. del latino serere = intrecciare, ma in latino medievale è accertato sertare = chiudere). Forse è un sinonimo di Ciòss (v.) utilizzato in un'altra epoca, non mi è bene chiaro a quale scopo: i luoghi con questo nome in cui mi sono imbattuto sulle cartine sembrano essere per lo più su pendii oggi boscosi e fuori mano. Vedi come esempio un po' estremo il Serta sopra Someo (Vallemaggia). Derivati: Sertacce, Sertasci, Sertascio. Sgerbi, Sgerbia - Terreno magro, incolto, improduttivo, inselvatichito. V. Gerbi. Sgiof - V. Giove. Sgrussa - Frana, scoscendimento, lo scavo da esso causato. Dial. sgrüssa (Leventina, Riviera -> Sgrussa del Valegion, Preonzo, luogo ideale per un insediamento industriale!), sgrüscia (Vallemaggia). Derivato: Sgrussette, come quelle sotto la "sgrussa" del Pizzo Lambro. Sole (Pizzo del-, Passo del- ) - Gli specialisti Dario Petrini e Mario Frasa giudicano Pizzo del Sole "un errore di interpretazione", ritenendo che faccia riferimento al sottostante pascolo di Osco chiamato Söu (< solum = suolo). Ho condiviso la loro opinione finché non ho scoperto che una vecchia cartina (1920 ca) già riportava il sottostante "Passo Sole" quando la cima di 2773 m dalla magnifica vista era ancora chiamata Pizzo Lucomagno. Passo del Sole ha un senso logico, trovandosi giusto a Sud-Est dell'alpe di Piora, nel luogo in cui gli alpigiani vedono verosimilmente sorgere il sole d'estate (non ho potuto finora verificare). Sort, Sorti - Questi toponimi vanno letti in relazione all'assegnazione, con il sistema del sorteggio, di beni pubblici a persone private (i vicini delle antiche comunità, oggi chiamati patrizi): legna, diritti di taglio o simili. Nella categoria rientrano verosimilmente Sorda in territorio di Olivone, Sorda e il Bosco di Sorda presso Ponto Valentino (Blenio), come pure il Bosco di Sort (Airolo), con il sottostante piano di Sort: "prato sul quale crescevano rigogliosi e spontanei gli ontani che erano assegnati a sorteggio, a sorte", scrive Ottavio Lurati per spiegare "il grottesco Ponte Sordo" (oggi Ponte Sort sulle cartine), il ponte che attraversa il Ticino tra Piotta e Airolo. C'è però una piccola difficoltà linguistica da risolvere: in dialetto locale si dice "sört" (sost. femminile, plur. "i sört"), non "sórt". In area romancia si trova Sorts. Splüi, Splüia, Splüga, Sprüi, Sprüc, Sprüga ecc. - Sporgenza rocciosa sotto cui è possibile trovare riparo. Dal latino spelunca > speluca = spelonca, dicono gli specialisti. Derivat italianizzatii: Spluga, Spruga, Sprugascio. Stabbio - Recinto o luogo di stazionamento della mandria vicino alla cascina dell'alpe. Termine dato anche dai dizionari: "appezzamento recintato di terreno in cui viene fatto pernottare il bestiame affinché lo concimi" (De Mauro). Oltre che villaggio del Mendrisiotto, è toponimo corrente dell'alto Ticino, con il diminutivo Stabiello, Stabbiello, di solito stabbio per i maiali. Dial. stabi, stèbi, stabiell. Starlaresc, Sterlarecc, Starlarisc - Corte (v.) d'alpeggio destinato alle "sterle", ossia alle giovani bovine che non hanno ancora partorito. Toponimi soprattutto verzaschesi e valmaggesi. Suenda - Indica un pendio dove era stata costruita un tempo una "sovenda" o "seguenda" (it. risina): "impianto di trasporto dei tronchi d’albero dai boschi montani a valle, costituito da un canalone a sezione semicircolare fatto anch’esso di tronchi, lungo il quale i fusti segati scendono per gravità" (Treccani). Es. Suenda (Acquarossa). Ignoro se abbia lo stesso senso Sovénat, in Lavizzarra. Tagliata, Taiada - Indica un tratto di bosco tagliato (dial. taià). Tecc, Tec (GR) - Stalla. Plur. Ticc. Termine dialettale diffuso in Ticino e nel canton Grigioni. La c va pronunciata come in "cena". In alcuni toponimi sulle cartine è stato italianizzato in Tetto, in certi documenti locali in Tecchio. Derivati: Tecin, Tecett, Tecion. In alcuni toponimi sulle cartine è stato italianizzato in Tetto. Tenc, Tencia - Ci sono due possibili etimi per questi toponimi: tenc = tinto, sporco (si pensi alla Peppa Tencia!), potrebbe spiegarne qualcuno (rocce particolarmente scure o di un particolare colore), ma il più delle volte - compreso Campo Tencia (v. sotto Campo) - penso si tratti di una derivazione da attegia = cascina, capanna (che si ritrova tuttora nel romancio tegia), come per il villaggio leventinese di Tengia. Tenc sarebbe in questo caso un plurale = cascine, capanne. Vedo male il secondo significato in Tenc (Malvaglia) ad oltre 2800 m di quota, ma molto bene in Tenc di dentro e di fuori (Brione), Alpe di Tenc, Piancra di Tenc (Osogna), Tencia vecchia (Prato Sornico), Tenciaréu (Tenciarolo, Bodio). Tensa - Divieto di pascolo (in determinati periodo dell'anno). Termine rimasto in alcuni toponimi. Stesso senso per Tensaa (Riva San Vitale). V. l'interessante spiegazione su Agriturismotensa.it. Termine - Termine, confine. In dialetto termin, terman, plurale tirman in Leventina, Blenio (?) e Valmaggia -> Tirman vicino a Piano dei Termini (Campo Vallemaggia). Tièrn - Pino silvestre, Pinus sylvestris (it.wikipedia - foto Google) nel dialetto parlato nel comune di Quinto, in Alta Leventina. Da cui il nome del bosco chiamato Tièrn, sopra il villaggio di San Martino. In altri dialetti tiern, tierna e tiarn indicherebbero anche altri tipi di piante (pino cembro, a Osco anche il pino mugo, a Biasca e Giornico persino l'abete rosso, v. LSI: ci si può chiedere se si tratti però di vere varianti locali o della semplice incompetenza in materia di taluni informatori). Ticino - Il nome del cantone Ticino e del fiume che lo percorre deriva da tasìn, di origine prelatina, tuttora corrente in Leventina per indicare un corso d'acqua di una certa portata: a Dalpe chiamano tasìn la Piumogna, ad Airolo oltre al Ticino anche la Garegna che scende dalla val Canaria. Il termine è usato anche in Val di Blenio. Secondo Ottavio Lurati "i biaschesi hanno sempre chiamato e continuano a chiamare tesign de Bregn" il fiume Brenno, nome, quest'ultimo, "fatto a tavolino" dai cartografi dell'Ottocento e non basato sull'uso popolare. Ho però trovato "Brenna F." già su una cartina di inizio Settecento (-> v. carta di Alexis Hubert Jaillot, 1701, sulla mia pagina MAPPE ANTICHE). Diminutivo: Ticinetto, in Val Chironico, dove però non si dice "Tasinet" ma Fim (secondo il dialettologo Mario Vicari), termine generico per "fiume" utilizzato (un tempo almeno) soprattutto in Vallemaggia e Verzasca (in Alta Leventina non l'ho mai sentito, ma c'è un toponimo Fim anche vicino al ponte di Dalpe sulla Piumogna). Töir, Töira, Töiri - Secondo il LSI, töir, töira, töiro e simili = fusto, tronco dell'albero. Il toponimo indicava verosimilmente, in origine, un tronco (con la zona circostante) o un tratto di bosco tagliato o mutilato dal fuoco o dalla valanga. Il LSI dà töira sing. solo a Ludiano. Sospetto dunque che il toponimo Töira di Olivone/Campo Blenio sia un plurale in -ra, caratteristico della Valle di Blenio (v. Mario Vicari, Valle di Blenio 1, p. 44, e 2 p 46). Il LSI non dà il termine a Chironico, dove si trovano Töira, Alpe Töira, né a Prato Leventina, dove si trova Töiri, boschetto misto in cui ho visto (ma forse non c'entrano) molti vecchi tronchi tagliati. Traseggio - Questo toponimo nei pressi di Faido (-> Traseggio) indica verosimilmente che l'attuale bosco dirupato sulla sponda destra del Ticino era un tempo pascolo destinato al "traso" primaverile o autunnale (v. Trasa/Traso nel dizionario alfabetico alla lettera t). Uomo, dial. Om - Il toponimo potrebbe indicare una conformazione rocciosa dalle vaghe forme umane, ma il più delle volte sembra riferirsi a un "ometto" - rudimentale costruzione di pietre ammonticchiate a secco fatta in cima ad una montagna o per segnalare un itinerario - di dimensioni verosimilmente superiori alla norma. Esempi: Pizzo dell'Uomo sopra il lago Lucendro, Pizzo, Ovi e Passo dell'Uomo tra Val Piora e Lucomagno, Uomo d'Arbione (Quinto), Uomo del Prüch (Mairengo), All'Uomo (Mairengo), All'Uomo (Bedretto), Uomo di Moncucco (Chironico), Om Piategn (Giornico) Om Cupign (Campo Valle Maggia), Om de Piotta (Mesocco GR). I vari Uomo e Om riportati sulle cartine indicano di solito una cima o un promontorio, altre volte si tratta di punti lungo un costone. Si distingue dalla norma l'Uomo di Vigera (Osco), un ometto imponente posto su un "balcone" a mezza montagna. Diminutivo plur.: Omit (Arvigo GR). Nota: nelle vecchie carte Dufour e Siegfried, il Pizzo dell'Uomo nella regione di Piora era l'attuale Schenadüi, mentre il toponimo odierno si chiamava Scai; è presumibile che l'ometto eponimo si trovasse sul passo, chiamato semplicemente "all'Uomo" sulla Dufour. Vacariccio, Vacaresc e simili - Corte (v.) d'alpeggio destinato alle vacche. V. anche Starlaresc. Vadrecc, Vadret, Vedreta - Vedretta = Ghiacciaio minore, propr. campo di neve vecchia. V. sotto Verdro. Vald - Bosco. Toponimo piuttosto frequente nell'alto Ticino. Dal tedesco Wald = Bosco. Derivati: Valdasc, Valdell. V. anche Guald, Gualdo. Valegg, Valegia - I due termini indicano principalmente un ruscello o torrente oppure un avvallamento di vario genere, secondo il LSI, che dà pure altri significati locali. Nella regione attorno a Brione e Lavertezzo in Verzasca Valegg è riportato sulla cartina al posto del consueto Riale o Ri -> v. Valegg di Tremossa. Presso Lavertezzo scende un Valegiom, lungo l'omonimo vallone. Sembra essere semplice sinonimo di vallone ("depressione delle regioni montuose con solco stretto e fiancheggiata da pareti quasi a picco" -> Treccani) il famoso Valegion (Preonzo) franato in Val Riviera. Il toponimo Valegia, Vallegia o Valleggia, che si ritrova un po' in tutto il Ticino, pare spesso indicare una "valletta", ma altre volte questo significato mi pare poco consono (v. Valegia presso Cevio; Vallegia sotto Carì, non capisco bene a cosa si riferiscano anche le Ganne della Valegia e la sottostante Costa della Valegia presso Sonogno, nell'alta Verzasca). Varozzéi, Varozzeira, Varuzzera - Luogo abitato da marmotte. Da varòzza = marmotta, plur. varòz, da cui il bedrettese Motto di Varoz (dial. Möt di varoz = poggio delle marmotte). Vedro - Sebbene nel dialetto odierno vedro = vetro, nei toponimi della Svizzera italiana e romancia la derivazione è da vetus, veteris = vecchio: Sasso Vedro (Bodio), Stabi Vedro (Soazza GR). Lo stesso vale per il termine italiano vedretta = ghiacciaio minore, propr. campo di neve vecchia (Treccani), con toponimi dialettali in val di Blenio (Vadrecc di Bresciana sotto l'Adula) e nei Grigioni: Vedreta piana (Mesocco), vari Vadret nella regione di Poschiavo. Il nome Stalvedro (Airolo) deriverebbe da "hospitale" (ostello, luogo dove si alloggiano gli ospiti, i forestieri), oppure da "stabulum" (stalla, ma anche osteria, locanda con stallaggio) + vedro = vetero. Dalla stessa radice tenderei a far derivare il toponimo dalpese Vidresch (dial. Vidresc', pron. -shc'), Vedalesco in un documento del 1217, Vederesco nel 1286. Decisamente troppo ardita mi pare la tesi di Alessandro Focarile (-> [PDF] Azione, 8.8.2011, p. 13) secondo cui Vidresc (altra grafia del toponimo) sarebbe una trascrizione impropria di Bidresc, da Biber = castoro" (it. bivero o bevero), pur essendo vero che in una tomba di età preromana non lontano dal luogo in questione è stata trovata una mandibola di castoro. Focarile fa derivare da Biber addirittura Bedrina (che viene chiaramente da bedra = betulla), oltre che Bidré = Bedretto (sulla cui origine da bedra nutro qualche dubbio, v. alla voce Bedolina, Bedrina). Vènn - Vaglio,
ventilabro: speciale canestro di vimini usato un tempo per separare il
grano dalla pula spargendola al vento. Per estensione, come toponimo, terreno a conca,
avvallamento; in montagna conca erbosa, spesso
battuta dalle valanghe, habitat privilegiato dai camosci come pascolo, con i
diminutivi Venét, Vanét, plur. Vanìt o Vanitt, toponimi nella regione del Campolungo sul territorio di Prato Leventina. Dal latino vannus = vaglio per il grano, setaccio. Ottavio Lurati dà i vèn
= spiazzi verdi d'alta montagna dove le mucche non arrivano,
pascolo alto, battuto dai camosci, e come etimologia menziona
anche il tedesco Wanne = Mulde (= conca, avvallamento, infossamento; ma
Wanne è piuttosto vasca, bacino). BIBLIOGRAFIA Per maggiori e più professionali informazioni sui toponimi della Svizzera italiana e la loro etimologia si veda l'ottimamente documentato "Glossario dialettale" di Dario Petrini nei volumi della "Guida delle Alpi Ticinesi" di Giuseppe Brenna, Ed. CAS, 1989-1994. Assolutamente da leggere, per i suoi stimolanti apporti, anche Ottavio Lurati, "In Lombardia e in Ticino: storia dei nomi di luogo", Firenze, 2004, 196 pp. (indice a fine libro per la ricerca delle voci), come pure il capitolo sui toponimi dello stesso Lurati nel suo "Dialetto e italiano regionale nella Svizzera italiana", 1976, 220 pp. Purtroppo non avevo sottomano i libri in questione per redigere questa pagina e ho dovuto ricorrere a vecchie annotazioni. Per il significato di singoli toponimi può essere utile anche il Lessico dialettale della Svizzera Italiana (LSI) in cinque volumi. Il Repertorio toponomastico ticinese ha pubblicato diversi volumi sui toponimi locali di una serie di comuni. Qualcuno si riesce a trovare sepolto qua e la nel web. All'improbabile indirizzo http://www.netwds.com/datanetwork.ch/anl/main.asp si trovano i seguenti: Osogna (323) Cresciano (274) Iragna (285) Carabietta (25). Altri in formato PDF: Arbedo www.castione.ch/castione/Arbedo-Castione_9.pdf Verscio www.verscio.ch/ANLV.pdf Indice: Toponimi di Sonogno, Valle VerzascaGrigioni: Per una localizzazione sulla cartina dei toponomi della Svizzera orientale, Grigioni compresi, si veda: Ortsnamen.ch/ - Si trovano anche i toponimi del Grigioni italiano. Svizzera romanda: Agli interessati segnalo anche il seguente sito sui toponimi della Svizzera romanda e della Savoia: Henrysuter.ch/glossaires/topoA3.html |